Il LED supera i lati negativi delle lampade fluorescenti

Pubblicato il 14/02/2017


Le normali lampadine cosiddette "a basso consumo" e i tubi fluorescenti (neon) sono tra le sorgenti luminose più diffuse: ambienti domestici, supermercati, parcheggi, ambienti di lavoro, negozi. Fino a poco tempo fa il loro basso consumo e l'assenza di valide alternative ne ha fatto trascurare gli aspetti negativi, che tuttavia sono diversi e che, grazie alla disponibilità delle sorgenti luminose a LED, consigliano la dismissione delle luci fluorescenti quanto prima. Di seguito se ne esaminano quattro principali.

Pericoli per l'ambiente e per l'uomo

La lampada fluorescente (a tubo o a lampadina) basa il suo funzionamento sulla produzione di una scarica elettrica opportuna all'interno di un recipiente (un tubo in vetro) in cui sono presenti alcuni gas, tra cui vapori di Mercurio, altamente tossici. La parete del tubo è ricoperta da uno strato di sostanza fluorescente (il bianco opaco che si vede) la quale, colpita dai raggi UV, produce la luce che illumina l'ambiente.

Prima buona notizia: a differenza delle lampade fluorescenti, che sono doppiamente nocive per l'uomo a causa dei raggi UV prodotti e del mercurio che contengono, le sorgenti LED non presentano alcuno di questi pericoli.

Risparmio di energia elettrica

Per generare la scarica elettrica opportuna queste lampade hanno bisogno di un componente elettronico esterno, un cosiddetto reattore, il quale aggiunge fino a un 30% in più di energia consumata, a quella già assorbita dalla lampada. Per cui se un tubo da 120cm assorbe già 36W da solo, il reattore necessario a farlo accendere contribuisce al consumo con un ulteriore 30% (circa 10W) che portano il consumo del sistema a 46W totali.

Seconda buona notizia: per produrre la stessa luce, un tubo LED equivalente in dimensioni a un tubo fluorescente assorbe solo 18W, ossia il 61% in meno di energia elettrica.

Il costo dell'energia reattiva

Negli stabilimenti che impiegano molte sorgenti luminosi fluorescenti si innesca la produzione di energia reattiva, ossia una energia elettrica prodotta dalla lampada ma sfasata rispetto alla tensione di rete. Questa energia sfasata deve essere compensata, tramite l'immissione nella rete elettrica di una quantità equivalente di energia supplementare che la annulli, altrimenti essa causerebbe malfunzionamenti nella rete di distribuzione. L'immissione di questa energia supplementare avviene a cura del fornitore elettrico con cui la nostra utenza ha un contratto. Se il contratto impegna una potenza fino a 16,5 KW (come è normale nelle utenze domestiche) il cliente non paga l'energia supplementare di cui ha bisogno, altrimenti essa viene tariffata esplicitamente in fattura.

Terza buona notizia: se si ha un contratto di fornitura che supera i 16,5 KW di potenza impegnata, si deve sapere che le sorgenti LED contribuiranno a una ulteriore diminuzione del costo della bolletta, perché a differenza delle lampade fluorescenti NON producono energia reattiva.

La potenza contrattuale impegnata

Oltre alle lampade fluorescenti, anche i motori elettrici (frigo, condizionatori, utensili) producono energia reattiva. Per quanto detto sopra, convertendo tutto l'impianto d'illuminazione a LED si viene a risparmiare circa il 60% di energia consumata. In presenza di un grande impianto può darsi che questo risparmio consenta di abbassare la potenzia impegnata contrattualmente fino a tornare inferiore alla soglia dei 16,5KW.

Quarta buona notizia: se grazie al LED possiamo ridurre la potenzia contrattuale (impegnata da un grande impianto) sotto i 16,5KW, scomparirà dalla nostra bolletta, come per magia, anche la tariffazione dell'energia reattiva eventualmente prodotta dai motori, con ulteriore beneficio per i costi.